> 2.1 > 2.2 > 2.2.1 > 2.2.2 > 2.3 > 2.3.1 > 2.3.1.1 > 2.3.1.2 > 2.3.1.3 > 2.3.2 > 2.3.3 > 2.3.4 > 2.3.4.1 > 2.3.4.2 > 2.3.4.3 > 2.3.4.4 > 2.3.4.5 > 2.3.4.6 > 2.3.4.7 > 2.3.4.8 > 2.3.4.9 > 2.3.4.10 > 2.3.4.11 > 2.3.4.12 > 2.3.5 > 2.3.6 > 2.3.7 > 2.3.8 > 2.3.9 > 2.3.10 > 2.3.11
> 3.1 > 3.2 > 3.2.1 > 3.2.2 > 3.3 > 3.3.1 > 3.3.1.1 > 3.3.1.2 > 3.3.1.3 > 3.3.1.5 > 3.3.1.6 > 3.3.1.7 > 3.3.1.8 > 3.3.1.9 > 3.3.1.10 > 3.3.2 > 3.3.2.1 > 3.3.2.2 > 3.3.2.3 > 3.3.2.4 > 3.3.2.5 > 3.3.2.6 > 3.3.2.7 > 3.3.3 > 3.3.4
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2 ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 2.1 ANALISI ECONOMICO-TERRITORIALE: REALTA’ E PROSPETTIVE
Benevento conta una popolazione (a fine dicembre ’99) di 63.284 residenti che aumentano a 293.458 se si considera l’intera provincia. Rispetto l’anno precedente si è verificata una variazione negativa di 625 abitanti che in percentuale rappresenta un valore contenuto pari a circa lo 0,21 %. Questo valore rispecchia pienamente l’andamento demografico regionale e si discosta di pochi punti da quello nazionale che si presenta positivo per lo 0,11 %. Andando a considerare le due componenti che determinano il saldo finale, sia il saldo naturale sia quello migratorio risultano negativi con una maggiore incidenza del primo (circa il 54 %) sul valore totale. In tal senso non c’è più corrispondenza con i relativi dati regionali poiché per essi la variazione negativa è caratterizzata da un saldo naturale positivo che viene però più che assorbito da un movimento migratorio negativo pari a circa lo 0,6 % della popolazione all’inizio del periodo. Rispetto alla Campania la popolazione provinciale, come rivelano l’indice di vecchiaia e di invecchiamento, risulta non solo composta di una maggiore percentuale di anziani, ma anche con un minor numero di persone dai 0 ai 14 anni. Le persone con più di 65 anni risultano percentualmente di più perfino rispetto al dato nazionale. Riguardo al sistema imprenditoriale, esso risente in modo significativo del peso preponderante assunto dal settore delle costruzioni nell’economia locale (seguendone di conseguenza gli andamenti congiunturali). A tal proposito è sufficiente osservare i dati relativi alle imprese operanti al 31/10/2000 dai quali risulta che il 50% delle aziende appartengono a tale comparto. Questa forte polarizzazione settoriale è uno degli elementi che ha reso difficile la crescita di un sistema industriale locale alternativo che avrebbe potuto beneficiare dell’eccessiva congestione delle aree costiere regionali. Gli
altri settori industriali che assumono un certo rilievo
nell’economia sannita appartengono anch’essi ai settori più
tradizionali, sottolineando come il ritardo dell’area non è di
tipo solo quantitativo (numero di imprese e di addetti
all’industria), ma riguarda anche l’eccessiva debolezza
dell’economia locale in quelle attività più innovative e
dinamiche, che avrebbero potuto apportare un’importante
diversificazione nel substrato imprenditoriale capace di abbattere i
rischi, incrementare i rendimenti e contribuire alla crescita
economica che è uno degli elementi dello sviluppo economico. Tra i settori tradizionali sopra citati ricordiamo l’industria alimentare (in particolar modo quella dolciaria), simbolo della solida interdipendenza esistente localmente tra il sistema agricolo e quello industriale, l’industria tessile e quella della lavorazione dei metalli. Un’altra caratteristica dell’attività industriale sannita è che essa si presenta come un sistema di tipo quasi artigianale a ragione dell’elevato numero di piccole e piccolissime imprese esistenti sul territorio. Basta considerare i dati, riportati nella Tabella 2 , che evidenziano l’elevata incidenza delle imprese che presentano un solo addetto o al massimo cinque.
In generale, occorre rilevare che la provincia si presenta come un’area soggetta ad un significativo ritardo con riferimento al settore industriale e con una struttura economica ancora eccessivamente legata all’attività agricola. Si pensi, infatti, che quest’ultima partecipa alla formazione del reddito provinciale per ben l’8,3% e, addirittura, occupa il 27,2% dei lavoratori sanniti. Il settore industriale, invece, mostra una partecipazione al reddito pari al 18,9%, cifra notevolmente al di sotto della media nazionale (28,4%) e comunque inferiore a quella relativa alle regioni meridionali (20,5%). Il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 18 %, valore di ben 4,6 punti percentuali al di sopra del dato nazionale, incoraggiante se invece si considera la Campania (25%) o l’intero Mezzogiorno (23%). Considerando quanto sopra detto il contenimento della disoccupazione rispetto al resto del meridione, risente dell’assorbimento di forza lavoro nei comparti forti dell’agricoltura e delle costruzioni. Nonostante la realtà economica mostri nel suo insieme tali preoccupanti dati, non bisogna dimenticare di valutare alcuni segnali positivi che comunque la realtà locale è capace di esprimere. Un segnale incoraggiante proviene dai tassi di nati-mortalità imprenditoriale positivi. Tale dato fa sperare che la nuova classe imprenditoriale possa dare un impulso significativo ad un futuro sviluppo dell’industria locale su base endogena. In un’area, per generare opportunità di localizzazione, particolarmente importanti risultano tre variabili: i costi di trasporto e comunicazione, che influiscono sia sull’accessibilità ai mercati di sbocco che sull’accessibilità alle fonti degli input, le economie di scala e di agglomerazione e le possibilità di sostituzione tra i diversi fattori produttivi. Per poter essere sfruttate tali opportunità necessitano però di fattori soggettivi positivi, cioè, di buone capacità imprenditoriali D’altronde l’area sannita presenta delle caratteristiche ambientali che dovrebbero attrarre anche quell’imprenditoria, che proviene dall’esterno, a partecipare ad un nuovo processo di crescita economica. In tal senso si possono considerare come economie esterne i quasi inesistenti fenomeni di congestione urbana, la scarsa presenza di attività criminali organizzate, l’esistenza di una certa rete infrastrutturale che va comunque ancora migliorata, il consolidarsi del nuovo polo universitario. E’ necessario comunque che l’auspicato processo di sviluppo comporti innanzitutto un mutamento qualitativo del sistema industriale locale, soprattutto in relazione alla sua capacità innovativa e di competizione sui mercati internazionali. Per raggiungere questi obiettivi si rende indispensabile una rete di servizi alle imprese tale da sostenere lo sviluppo e il cambiamento organizzativo delle unità industriali di tipo artigianale oggi esistenti.
Purtroppo l’analisi del terziario conferma come il territorio presenti le caratteristiche proprie di un’economia in ritardo, tenuto conto dell’eccessivo peso del settore commercio, cioè ancora un settore tradizionale, e l’esiguità di quelli del credito e soprattutto dei servizi alle imprese che caratterizzano lo sviluppo di una moderna economia industriale. La scarsa presenza di servizi qualificati alla produzione può essere valutata sia come conseguenza di un sistema industriale tradizionale in forte ritardo, sia come una delle stesse cause del perdurare di una tale situazione, tenuto conto dell’enorme importanza che il terziario cosiddetto “avanzato” riveste per l’insediamento di nuove imprese maggiormente innovative e per la crescita delle realtà produttive già insediate. Una tale deficienza non può che ripercuotersi negativamente sulla competitività della produzione locale soprattutto a livello internazionale dove la concorrenza si combatte con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Sarebbe inoltre necessario un buon livello di servizi all’esportazione che in una realtà quasi artigianale come quella sannita rappresentano forse l’unica possibilità per i prodotti locali di attuare la commercializzazione all’estero, superando il forte orientamento al mercato locale che permetterebbe di sfruttare nuove opportunità, anche congiunturali come la svalutazione competitiva dell’Euro.
Non meno importante in un’economia come quella attuale, in cui l’informazione diventa valore aggiunto della produzione oltre che strumento necessario per la crescita e la diversificazione dei mercati di sbocco, è la disponibilità di servizi informativi adeguati. E’ per questo che l’area sannita, qualora non si adoperi per la creazione di una rete informativa di qualità accettabile, difficilmente avrà la possibilità di sperimentare una nuova era di sviluppo economico, endogeno o esogeno che sia, con l’insediamento di nuove imprese e il decollo delle attività produttive già esistenti. E ciò considerando anche la scarsa diffusione di servizi di trasferimento tecnologico e di ricerca e sviluppo. Per quanto riguarda la realtà dimensionale delle imprese beneventane, quando questa non risulta eccessivamente contenuta, non rappresenta necessariamente e a priori un elemento negativo. Già negli anni passati alla verifica empirica le realtà produttive più piccole hanno dimostrato infatti una maggiore capacità di rispondere in tempi relativamente brevi ai cambiamenti del mercato, tanto che fu coniato il famoso slogan “piccolo è bello”. Tale capacità deriva principalmente dal più elevato grado di flessibilità che le strutture produttive meno integrate verticalmente e con un’organizzazione più snella mostrano nei confronti delle turbolenze del mercato e delle crisi che colpiscono determinati settori. La presenza in un’area di numerose imprese di piccole o medie dimensioni operanti nello stesso settore genera i presupposti per uno sviluppo locale basato su forme di collaborazione tra soggetti e risorse del territorio, quindi, più autonomo nelle caratteristiche decisionali e flessibile nella capacità di adeguarsi ai mutamenti del mercato di appartenenza. Dal canto loro le piccole aziende, per poter usufruire dei vantaggi connessi alla maggiore dimensione aziendale, hanno cercato di creare delle economie di scala “esterne” utilizzando modelli organizzativi di tipo reticolare in cui ciascun impresa, se pur autonoma, intrattiene relazioni, formali o informali, con altre aziende che operano sia nello stesso settore sia in quelli ad esso complementari. I nuovi schemi organizzativi, oltre ad assicurare una maggiore flessibilità di gestione grazie alla minore dimensione richiesta per poter accedere alle economie di scala, permettono di sfruttare i vantaggi di costo e di qualità relativi alla consistente specializzazione e divisione del lavoro che essi comportano. Quindi il limite del tessuto imprenditoriale beneventano è quello di non essere riuscito a generare un sistema di collaborazione tra le piccole aziende che li rendesse autonome ma coese. Riallacciandoci all’importante tema delle imprese innovative, le piccole e medie imprese italiane incontrano notevoli difficoltà nell’allestire un’adeguata attività di ricerca e sviluppo determinando, perciò, l’esigenza di costituire un sistema all’interno del quale, grazie ai meccanismi di specializzazione e integrazione, possano essere svolte quelle funzioni che in altri paesi sono demandate alle aziende di maggiori dimensioni. La situazione risulta particolarmente allarmante nelle regioni meridionali dove invece maggiore sarebbe la necessità di promuovere attività di ricerca e sviluppo capaci, attraverso la qualità e l’innovazione, di risollevare il sistema produttivo. Tale scopo può e dovrebbe essere realizzato, per tutte le aree economicamente deboli come quella beneventana, con l’apporto insostituibile di idonee politiche d’intervento tese allo sviluppo di un ambiente tecnologicamente adeguato all’insediamento e alla crescita delle attività avanzate. Cercare di produrre un ambiente ricettivo significa dotarlo di una rete di servizi idonei a stimolare e a sostenere lo sviluppo della tecnologia e delle innovazioni. D’altronde, dalle indagini effettuate per individuare i fattori localizzativi più importanti per le imprese del settore tecnologico e innovativo, emerge il ruolo significativo che le istituzioni pubbliche ricoprono. Tali fattori possono essere così riassunti:
Quanto
sopra detto pone in buona luce l’area beneventana che si presenta
come una realtà potenzialmente , ovviamente con i dovuti
investimenti, interessabile ai processi di localizzazione di sistemi
innovativi tipo Science Park tenuto conto, come già detto, della
buona qualità della vita, dei limitati fenomeni criminali e dello
sviluppo del polo universitario. Per
chiudere il panorama economico, nella tabella 4 sono elencati alcuni
valori indicativi del settore turismo. Il totale degli esercizi
turistici ammonta a 46 unità, solo il 2,2 % di quelli presenti in
Campania, mentre le presenze totali espresse in giornate sono quasi
122.000, appena lo 0,6 % del totale regionale. Ovviamente
un tale divario nasce soprattutto dalla forza attrattiva esercitata
dalle località costiere di fama internazionale che polarizzano gran
parte del turismo campano. Per
poter rilanciare il settore con un offerta competitiva si dovrebbe
puntare sulle grandi potenzialità sottoutilizzate come parchi
naturali, beni culturali e agriturismo. Risulta innanzitutto
necessaria una promozione del territorio con appropriate politiche
di marketing finalizzate all’inserimento nei circuiti
internazionali della domanda, in modo da rendere ‘ visibili ‘
quelle qualità naturali e storiche che l’area beneventana
comunque possiede Occorrerebbe
anche un maggior impulso da parte degli enti locali a favore della
diffusione della certificazione della qualità e l’applicazione
della L.217/83 che attiva le APT in sostituzione degli EPT e delle
AACST per favorire una programmazione di settore più unitaria.
2.2 STRUTTURA TERRITORIALE ED URBANISTICA 2.2.1 Inquadramento territoriale Benevento sorge alla confluenza dei fiumi Calore e Sabato. Il tessuto urbanistico si é originato e consolidato nel corso di tre millenni in funzione delle condizioni geomorfologiche. La città si colloca al centro di una vasta conca, chiusa a settentrione e ad occidente dai baluardi calcarei del Matese, del Taburno e dell’Avella, ed è circondata ad oriente e a mezzogiorno dalle dorsali più basse dell’Appennino Sannita Il Calore e i suoi affluenti, il Miscano, l’Ufita, il Tammaro ed il Sabato, si inseriscono tra tali dorsali con lunghi solchi vallivi sub-paralleli, che confluiscono nella conca di Benevento. L’ansa del Calore, nei pressi della confluenza con il Sabato, risultava adatta alla difesa, perché protetta naturalmente dalle valli dei due fiumi ricchi di acque; inoltre, perché punto di arrivo di importantissime vie naturali di comunicazione, si presentava potenzialmente idoneo al sostegno dei fattori agglomerativi propri alla città. A tali condizioni devesi presumibilmente il suo sorgere e svilupparsi nei secoli. Crocevia delle relazioni tra la dorsale appenninica e l’asse trasversale di collegamento fra la costa adriatica e quella tirrenica; incrocio di percorsi che sin dalla preistoria, insieme alla confluenza delle vie d’acqua, verso il bacino del Calore, hanno consentito scambi di culture e di beni, la città nel passato, come attualmente trova, nella specificità delle condizioni localizzative, i fattori territoriali significativi delle motivazioni da coltivare nel promuovere lo sviluppo sostenibile. La città occupa lo stesso sito topografico sin dalle sue origini e solo in tempi recenti é avvenuta la sua espansione fuori dell’antico nucleo circondato da mura. Sorgendo su una delle principali linee di frattura dell’Appennino, si trova al centro di una zona instabile, colpita frequentemente da terremoti, non sempre di lieve entità.
2.2.2 La formazione del tessuto urbanistico: origini ed attuali caratteri
Il primo insediamento Sannitico si estendeva probabilmente tra porta S. Lorenzo (oggi scomparsa) e Cellarulo (ove sono stati ritrovati importanti reperti archeologici). L’accesso alla città era garantito dai ponti Leproso e Maior. Nel periodo Romano (a partire dal 268 a.c.) la città comincia a svilupparsi lungo la collina dai ponti Leproso e Maior fino alla zona dell’Arco di Traiano (realizzato agli inizi del II sec. d.C.) avendo come confini settentrionali e meridionali rispettivamente i fiumi Calore e Sabato. Ad oriente sorsero il tempio di Iside, il Tempio di Minerva e l’Arco di Traiano posto all’inizio della nuova via che abbreviava il percorso dell’Appia verso Brindisi. Nella parte centrale della città erano localizzati il Tempio di Giove, ed un complesso di edifici sontuosi dei quale doveva far parte anche l’Arco del Sacramento. Ad occidente c’erano il Foro, con il sottostante criptoportico dei Santi Quaranta, la Basilica, i portici dei Sagittari, le Terme di Commodiana, le sedi di alcuni collegi, il portico di Diana, la Basilica di Longino ed il grandioso Teatro. Durante il periodo Longobardo, a partire dal 570 d.C. circa, la città si sviluppa a monte lungo il decumano da porta S. Lorenzo a porta Summa intorno all’area di S. Sofia, mentre perde importanza l’area a valle del teatro Romano. Viene realizzata la cinta muraria e si sviluppa una rete viaria di tipo radiocentrico ancora oggi distinguibile nella città. La successiva dominazione Pontificia, protrattasi dal 1077 al 1860, avvia la città verso un lungo periodo di trasformazioni. Dapprima si mantiene il tessuto urbano Longobardo ma risistemando il tracciato viario, poi si comincia a costruire una serie di edifici e chiese; inoltre la città si organizza in quartieri che riportano i nomi delle 8 porte presenti nelle mura. La città si é poi estesa con nuovi nuclei nella parte alta, configurandosi nella forma planimetrica rettangolare allungata, protesa verso est. Lo sviluppo al di fuori della mura é cominciato alla fine del XIX secolo con la realizzazione della stazione ferroviaria, oltre il fiume Calore, e la formazione del Rione Ferrovia, dove furono insediate anche le prime attività produttive industriali ed artigianali. Il rione Libertà si é invece formato nella prima metà del XX secolo localizzandosi oltre il fiume Sabato. In questo rione, di impianto nettamente razionalista, si sono concentrate quasi tutte le iniziative di edilizia economica e popolare privilegiando la residenza, ma non dotando il quartiere di alcun servizio. Parallelamente negli stessi anni, si é manifestata una forte tendenza allo sviluppo a monte, secondo l’antica direttrice Romano-Medioevale, con il quartiere Mellusi. Questo quartiere é caratterizzato sia da residenza che da un consistente complesso di attrezzature direzionali-commerciali e di servizio che lo agganciano funzionalmente al centro storico ove però sono rimaste le funzioni direzionali più significative. Negli ultimi decenni si é consolidata una modesta urbanizzazione a nord, in località Ponticelli e, in forme molto diffuse a sud ed ad ovest, attraverso l’espansione dei rioni Libertà e Ferrovia. Attualmente l’insieme urbano impegna una superficie molto superiore a quella del periodo pre - unitario, che era contenuta all’interno del perimetro delle mura Longobarde. Nel contesto regionale presenta una specifica connotazione, risultando l’unico capoluogo provinciale che, perché non partecipe di processi di conurbazione, tuttora esprime la propria identità di città nelle relazioni con il territorio ad uso agricolo o naturale. Il tessuto insediativo, esito di plurisecolare stratificazione, naturalmente esprime segni di disomogeneità tra i diversi quartieri. La riqualificazione urbanistica appare necessario obiettivo, con specifico riferimento alle azioni volte a ridistribuire il sistema degli spazi pubblici e dei servizi di uso collettivo con lo scopo di perseguire complessità nelle nuove periferie, ed attenuare la congestione degli usi nella città storica. Il tessuto insediativo è, in massima parte, contenuto all’interno del perimetro dell’orlo infrastrutturale primario ravvisato nell’anulare stradale a traffico specializzato che avvolge la città. La conformazione dello stato di fatto e di diritto d’uso del suolo si é definita nel tempo, condizionata dalle “relazioni” tra i segni degli alvei fluviali, del Calore, del Sabato e del torrente San Nicola; e gli artifici materiali propri ai nuclei insediativi, ovvero la città murata ed il centro storico, cuore della complessiva struttura; ed i nuclei caratterizzanti la città moderna e contemporanea (i rioni Ferrovia e Libertà; ed i rioni Pacevecchia e Capodimonte). Motivazioni varie, connesse a limitazioni d’uso conseguenti a vincoli sovraordinati, archeologici, paesistici, idrogeologici, o a destinazioni sancite nei piani urbanistici succedutisi nel tempo, hanno consentito il persistere tra le due famiglie di segni di vaste superfici, o ad uso agricolo o inusate, perché integranti i segni di alveo. Queste vaste superfici si frappongono tra i segni di alveo, e i segni artificiali dell’attuale spazio urbano, configurando vere barriere nelle relazioni funzionali e simboliche tra le parti di città. Tale stato di fatto esaspera l’articolazione per settori urbani del sistema insediativo, accentuando i rapporti su base gerarchica e di dipendenza tra cuore storico e funzionale, e componenti insediative moderne e contemporanee; nonché tra le componenti i rapporti di separatezza e di indifferenza. Le matrici generative dei rapporti gerarchizzati che connotano l’attuale struttura urbanistica si fondano di conseguenza sulle modalità di relazione consolidatesi tra segni naturali e segni artificiali.
2.3 IL SISTEMA DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA 2.3.1 La strumentazione urbanistica: cronologia
2.3.1.1 Piani di Zona
2.3.1.2 Piani di Recupero
2.3.1.3 Altri
2.3.2 La Variante del 1986 al P.R.G. del 1971
La Variante al P.R.G., approvata nel 1986, con validità a tempo indeterminato, nasceva con l’obiettivo di rappresentare la realtà dell’epoca, operando nello stesso tempo sia talune varianti di raccordo sia recependo le varianti già approvate, i piani esecutivi approvati e attuati, nonché tutte le opere pubbliche o infrastrutturali realizzate con leggi speciali e con varianti in corso di approvazione.
2.3.3 La variante del 1991 al P.R.G. del 1986, mirata alla razionalizzazione delle zone industriali
La variante di razionalizzazione pone il suo interesse su due elementi: il sistema della viabilità e le aree produttive allo scopo di creare una correlazione tra essi in modo da potenziare il sistema dello sviluppo locale. L’analisi parte, infatti, dalla mancanza dello sviluppo industriale della città e pone diverse riflessioni, sia sulle politiche di attuazione promosse sino a quel momento sia sulla mancanza di un piano organico che individuasse, nelle aree già previste dal P.R.G., sia sulla mancanza di un sistema infrastrutturale strettamente connesso alle attività produttive. Le linee portanti del sistema distributivo delle aree ha tenuto conto principalmente di due direttive:
Gli obiettivi del piano sono: inserimento della città in un sistema policentrico tra AV, CB e IS; il ripristino in chiave moderna del circuito territoriale Sannitico ed un nuovo e più proficuo rapporto tra Benevento e tutta la sua Provincia. La variante individua aree commerciali-artigianali ( distinte in quelle destinate al turismo e quelle destinate al commercio), localizzate principalmente lungo le fasce stradali (in direzione Caianello, Pietralcina, Napoli ed Avellino); ed aree industriali localizzate principalmente in c/da Olivola (come nel Prg), ove vengono ripresi ed ampliati i P.I.P preesistenti. Viene auspicato, in C/da Roseto, l’intervento per la creazione di un centro di ricerche associato al POOL delle aziende, relazionato alle direttrici stradali e, sempre connesso alle attività industriali, è previsto un potenziamento dell’aeroporto, auspicando che diventi di 3° livello, con un possibile scalo di livello regionale. Le aree verranno dotate di servizi di scala territoriale. Il sistema della viabilità prevede lo sviluppo ed il potenziamento delle strade relative alle aree di c/da Olivola, la direttrice verso Grottaminarda, attraversando l’area di intervento A.S.I., e la tangenziale ad ovest che congiunge lo snodo del rione Ferrovia con la direttrice per Napoli del rione Libertà.
2.3.4 La formazione del progetto di variante al P.R.G. redatto nel 1986
2.3.4.1Documenti di indirizzo generale a base del progetto di variante
Nel Giugno 1992 la conferenza mondiale di Rio delle Nazioni Unite ha sollecitato a porre lo sviluppo sostenibile e compatibile tra gli obiettivi da perseguire nel nuovo secolo, ispirando le azioni al metodo delineato nell’Agenda Locale 21. Il trattato di Maastricht a fondamento dell’Unione Europea pone la sostenibilità e la sussidiarietà come principi cui ispirare l’azione di governo negli stati membri. Nel Maggio 1995 numerosi comuni d’Europa hanno sottoscritto la carta di Aalborg, impegnandosi ad ispirare la prassi operativa ai principi formulati in Agenda 21. Nel Giugno 1996 si è svolta ad Istanbul la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani, denominata Habitat II, pervenendosi alla stesura di Habitat Agenda. In
Italia amministrazioni comunali hanno imboccato il sentiero della
pratica di Agenda 21. L’amministrazione comunale di Benevento ha
insediato il “Forum per lo sviluppo locale” nello spirito di
Agenda 21. Il congresso giubilare svolto a Napoli nel settembre 2000 con il patrocinio nelle Nazioni Unite sul tema “L’uomo e la città: verso uno sviluppo umano e sostenibile” ha condotto alla “Dichiarazione di Napoli”, che richiama l’attualità della pianificazione integrata e partecipata. Può dedursi dalla cronologia che la sostenibilità rappresenta il principio fondamentale da assumere nel programmare lo sviluppo locale, mentre l’Agenda ne interpreta il procedimento che lo rende efficace e praticabile. Lo sviluppo sostenibile non significa porre freni ad un ulteriore sviluppo economico, nella consapevolezza che solo con lo sviluppo economico possono crearsi favorevoli condizioni per lo sviluppo sociale ed ecologico. La sostenibilità come ispiratrice del futuro suggerisce prospettive positive di impegno nel progetto, e nella riforma dell’esistente legislazione e modalità di azione.
2.3.4.2 Un percorso per il progetto urbanistico a BeneventoIl progetto urbanistico ripropone all’attenzione i principi su cui fondare la qualità dello sviluppo , di forma, di struttura, di accesso, di ruolo nei rapporti tra spazio pubblico e privato. L’attenzione alle qualità si propone per il ruolo che lo spazio urbano assolve nell’espansione in atto della domanda di localizzazione urbana e di città, conseguente a processi di globalizzazione e urbanizzazione. Il piano di lungo periodo, come si qualifica il piano urbanistico comunale nella nostra legislazione, viene riconosciuto quale fondamentale mezzo per promuovere lo sviluppo integrato, in grado di sollecitare la convergenza tra valori, e processi sociali, economici, tecnologici. Per risultare efficace nell’operatività, il piano urbanistico dovrebbe in primo luogo coinvolgere nel procedimento formativo ed essere di conseguenza fondato su condivisione ricercata di contenuti, perseguita attraverso consultazione ed accordo. Si ricerca, attraverso il piano, la correlazione tra progetto urbanistico e progetto sociale, sperimentando le categorie della complessità, equità, efficienza ed efficacia, indirizzando il progetto all’integrazione tra capitale fisico, sociale, economico, ambientale.
2.3.4.3 Dai principi agli impegni
La
variante del piano regolatore del comune di Benevento si definisce
secondo le seguenti fasi:
Nel
promuovere il Sistema Informativo Territoriale, l’Amministrazione
ha conferito altresì il mandato per la redazione della cartografia
aereofotogrammetrica del territorio comunale. L’Ufficio Tecnico
comunale si è avvalso di conseguenza
sia della nuova cartografia redatta su base numerica, che
delle elaborazioni conoscitive rese disponibili dai differenti
organi della struttura amministrativa comunale.
2.3.4.4 La relazione programmatica[1]
La
predisposizione della Relazione Programmatica ha costituito la prima
tappa del procedimento elaborativo della variante, assumendo il
significato di annuncio dell’itinerario progettuale da percorrere
nella predisposizione del P.R.G.. La
Relazione Programmatica è stata trasmessa al Consiglio Comunale nel
gennaio 2000; essa ha preliminarmente evidenziato valutazioni
qualitative che vanno coltivate nella promozione dello strumento
urbanistico onde renderlo idoneo a promuovere compatibilità tra
valori e strumenti di intervento. Ha in tal senso ravvisato detti
valori nella sostenibilità ambientale e civile, nell’equità
distributiva, nella correlazione interistituzionale e nella
copianificazione. La
Relazione ha proposto all’attenzione modalità innovative su cui
fondare il regime immobiliare normativo esito della variante. In
tale prospettiva ha suggerito di coltivare ampiamente la
perequazione urbanistica, come procedura parallela al procedimento
pubblicistico espropriativo che ha caratterizzato la gestione
urbanistica comunale sulla base dei contenuti normativi del P.R.G.
da variare. Proposta sulla base di condivisione consensuale di
specifici obiettivi urbanistici tra il soggetto pubblico e i
promotori privati di intervento, si ritiene che la perequazione
possa caratterizzare la disciplina normativa del progetto di P.R.G.,
pur in mancanza di specifica trattazione giuridica nella nostra
Regione. Nella
Relazione si suggerisce che la perequazione venga assunta come mezzo
idoneo a promuovere efficacia, ed altresì equità, e quindi
condivisione. Su queste basi ha delineato la correlazione tra i due fondamentali fattori del proporzionamento, incisivi nella “manovra urbanistica”, della modificazione e della trasformazione, da correlare attraverso la norma di uso del suolo. Il regime immobiliare, fondato sulla perequazione urbanistica e sulla convenienza alla cessione consensuale delle aree in conseguenza delle capacità medie di utilizzazione edificatoria riconosciute ad unità di suolo ad attuazione coordinata, viene ritenuto essenziale aspetto della manovra, volta a correlare le differenti azioni che il progetto è tenuto a coltivare.
2.3.4.5 I riferimenti di strategia programmatica territoriale assunti nel progetto preliminare di P.R.G.
Il progetto preliminare di variante del P.R.G. si é impostato nel quadro di strategie di sviluppo regionali e provinciali. Tra
le tesi enunciate concernenti l’assetto territoriale di programma
cui la regione Campania potrebbe tendere, si é ritenuto che
specifica attualità rivestano i principi di organizzazione della
metropoli regionale campana, che raccorda a sistema i capoluoghi
delle cinque province e i territori di riferimento. Il
programma per la metropoli coinvolge le aree urbane della regione,
interpretate come componenti del sistema insediativo - produttivo
regionale, e tra queste l’area di Benevento. Le
relazioni tra le componenti della sistema danno luogo a flussi
tangenti, secanti ed interni alle singole aree. Le modalità
specifiche di articolazione dei flussi consentono di definire la
struttura della rete di relazione, viaria, ferroviaria,
aeroportuale, portuale. L’asse
infrastrutturale Caianello - Telese - Benevento - Grottaminarda -
Lioni - Contursi, raccordante i rami autostradali che a nord ovest e
sud est pervengono alla metropoli regionale, configura la tangente
alla complessiva struttura urbanistica. Si definisce in tal maniera
il circuito perimetrale della metropoli regionale. Il modello
interpretativo ne propone la risemantizzazione e l’adeguamento
funzionale. L’ipotesi ha assunto specifica attualità nei recenti
mesi, in seguito alle interruzioni di flusso lungo la secante
metropolitana Salerno - Battipaglia - Eboli. Gli
assi autostradali secanti la metropoli si individuano nelle attuali
tratte Caserta - Nola - Salerno, e Napoli - Avellino - Ariano,
correlandosi la secante attraverso la Avellino - Lioni con la valle
dell’Ofanto e la portualità dello Jonio ( Manfredonia). Ruolo
primario nelle relazioni regionali assume l’asse metropolitano
della valle Caudina, volto a rafforzare attraverso il potenziamento
delle infrastrutture viarie e ferroviarie le interdipendenze tra il
sistema metropolitano napoletano, e il sistema Beneventano. Nella
rete delle infrastrutture aeroportuali, l’aviosuperficie di
Benevento si integra con l’aeroporto di Pontecagnano. Alle
unità ambientali di raccordo si riconduce il complesso montuoso del
Taburno, e del Matese, che dovrebbe qualificare l’articolazione
dei parchi regionali. Il
policentrismo terziario dei capisaldi urbani viene consolidato
attraverso le azioni volte a rafforzare la struttura universitaria
regionale, e le strutture per l’amministrazione della giustizia. A
Benevento l’istituita università del Sannio promuove questa
innovativa condizione. La nuova programmazione perseguita dalla regione Campania potrà suggerire strumenti di sostegno all’attuazione delle scelte urbanistiche. La nuova programmazione sollecita il coinvolgimento delle istituzioni territoriali, attraverso le procedure di partenariato e di cooperazione tra pubblico, privato, privato sociale. Le potenzialità che vanno delineandosi necessitano di una efficace disciplina di uso del suolo, e questa meta è propria del progetto preliminare.
________ [1]
Il riferimento alla Relazione Programmatica si ritrova nella
procedura di formazione del P.R.G. descritta nella Legge
Regionale della Campania, del 20 Marzo 1982, n. 14. La Legge 14
infatti si esprime come segue: “Il Consiglio Comunale può formulare preliminarmente una deliberazione programmatica che, sulla base di una prima indagine conoscitiva sulla situazione locale esistente e sulle dinamiche in atto, individua gli obiettivi da conseguire e delinea i criteri di impostazione dl Piano Regolatore Generale.” (L.R. n. 14 del 20 Marzo 1982, Indirizzi programmatici e direttive fondamentali relative all'esercizio delle funzioni delegate in materia urbanistica..., Titolo II, PRG. 3, Formazione ed approvazione del Piano Regolatore Generale). ________
2.3.4.6 Il progetto preliminare di P.R.G.I contenuti strutturali del progetto preliminare hanno tre principali riferimenti, tutti conseguenti dai principi della sostenibilità. Si
é ritenuto che l’ispirazione alla sostenibilità debba esprimersi
attraverso un’attenzione al territorio che non separi
ulteriormente per usi funzionali lo spazio, ma che ravvisi nei modi
di uso di qualsivoglia natura le condizioni ed opportunità di
valorizzazione. Ciò si é espresso attraverso la perimetrazione di
due ambiti, ad uso urbano e non del suolo, ed attraverso l’ambito
di valorizzazione mirata. Il principio applica la carta europea del
paesaggio, laddove si ravvisa uno specifico valore nella continuità
del paesaggio; e vuole promuovere ricerca di continuità tra le
discontinue scelte urbanistiche esito di varianti succedutesi a
Benevento nel tempo nella gestione del P.R.G. (1986, 1991).
L’’innovazione consiste di conseguenza nell’attenzione riposta
alle modalità volte a ricucire le separatezze tra parti che hanno
caratterizzano la decisionalità urbanistica nel passato. Non più
quindi mosaici di zone funzionali scollegate e con norme di uso
indipendenti; ma articolazione di spazi dedotti da caratteri,
morfologici - funzionali - paesaggistici, con norme di uso
unitariamente definite, e quindi espressione di criteri coerenti. In
questo quadro si é enunciato il ruolo da attribuire alla politica
dei parchi, urbani e territoriali. La
ricerca di condizioni di sostenibilità civile, istituzionale,
economico produttiva anima il progetto preliminare, in conformità a
quanto evidenziato nella Relazione Programmatica ed agli indirizzi
programmatici espressi dal Consiglio Comunale nel Maggio 2000. Le
scelte proposte esplicitano valutazioni sul senso da attribuire alla
ricerca della sostenibilità ed alla ricerca di una prassi fondata
sui principi di coinvolgimento specificati in Agenda 21. La valutazione della sostenibilità di proposte di piani, programmi e progetti si presenta come esplorazione dei caratteri delle azioni preventivamente negli stessi delineate, come sancito nei recenti bandi di gara di studi di fattibilità. I caratteri esplicitano principi di progettazione; il riproporsi di famiglie di principi nei casi operativi di pianificazione urbana nei recenti anni configura lo scenario culturale cui devesi ricondurre anche la pianificazione urbanistica in atto a Benevento.
2.3.4.7 L’innovazione di connessione perseguita attraverso i parchi urbani[2]
La realizzazione dei parchi di ruolo urbano e locale, estesi su ha 154 circa, si è ritenuta configurare obiettivo prioritario del governo del suolo comunale, per le significative implicazioni che assume con riferimento all’istanza di vivibilità della città in un quadro di compiuta sostenibilità ambientale. Lo schema strutturale del progetto preliminare di P.R.G. (riportato nella fig. 2) restituisce il ruolo che nel progetto si attribuisce alla localizzazione delle aree di parco urbano. All’origine
dello schema strutturale é lo stato di fatto e di diritto dei suoli
rientranti nel perimetro dell’orlo infrastrutturale primario,
ravvisato nell’anulare stradale a traffico specializzato che
avvolge la città. Tale stato di fatto esaspera l’articolazione
per settori urbani del sistema insediativo, accentuando i rapporti
su base gerarchica e di dipendenza tra cuore storico e funzionale, e
componenti insediative moderne e contemporanee; nonché tra le
componenti i rapporti di separatezza e di indifferenza. Le
matrici generative dei rapporti gerarchizzati che connotano
l’attuale struttura urbanistica si fondano sulle modalità di
relazione consolidatesi tra segni naturali e segni artificiali. Per
l’affermarsi di nuovi rapporti tra le parti urbane, mirati alla più
incisiva integrazione tra le singole componenti, é necessario che
si promuovano nuovi elementi che rendano più complesso il sistema
città, e la sua struttura urbanistica. Il
progetto preliminare perimetra le aree di parco di ruolo urbano e
locale, configuranti grandi riserve di amenità disponibili per
tutti i cittadini, proponendosi:
2.3.4.8 La politica fondiaria e edilizia per l’attuazione dei parchi urbani attraverso la perequazione urbanistica.
Il
Consiglio comunale nell’enunciare gli Indirizzi programmatici ha
auspicato che il progetto di P.R.G. non ricalchi l’ispirazione
pubblicistico espropriativa propria al P.R.G. da variare, della cui
inefficacia si è consapevoli; e di conseguenza. ponga in essere le
innovazioni normative, che consentano di promuovere prospettive di
intervento dedotte non solo da regime immobiliare pubblicistico
espropriativo, ma fondato sulla conveniente condivisione della
disciplina di uso da parte di promotori privati, dedotta da idonee
regole perequative partecipi della disciplina di uso intervento ed
attuazione. Ha
raccomandato pertanto di vagliare la possibilità di pervenire
all’acquisizione delle aree necessarie alla formazione del sistema
dei parchi di città attraverso regole perequative, fondate sul
trasferimento di diritti edificatori attribuiti attraverso il P.R.G., con correlata cessione consensuale e gratuita dei cespiti
immobiliari al comune da parte dei proprietari, fondata su
valutazione di convenienza.
2.3.4.9 L’innovazione nella mobilità perseguita attraverso la rete
di ronda su ferro.
La
capitalizzazione infrastrutturale che si riscontra nel comune
consente di intravedere la grande opportunità di riusare
l’attuale impianto ferroviario, che attraversa parzialmente in
galleria il tessuto urbano consolidato, promuovendosi attraverso
tratte aggiuntive, idonee a completare l’anello interno,
l’attivazione del servizio di metropolitana leggera, che raccordi
i nuclei insediativi della città contemporanea (Ferrovia - Libertà
- Pacevecchia) alla città storica. In
questo contesto si evidenzia l’opportunità conseguente al riuso
delle aree ferroviarie centrali, ponendosi come tema prioritario il
raccordo tra le aree ad est e le aree a sud della Ferrovia, nonché
il raccordo con il parco delle energie alternative. Il Rione
Ferrovia attualmente infatti risulta disorganico con evidente
isolamento delle opportunità insediative site ad est. Mentre
a mobilità interna avrà il suo punto cardine nella realizzazione
della metropolitana leggera, la mobilità esterna ha come obiettivo
la messa a regime dell’aeroporto a supporto del sistema produttivo
locale. La valorizzazione di una struttura di tal tipo deve passare,
mobilitando le convergenze, attraverso la negoziazione con altri
soggetti per pervenire al potenziamento, fino a MT. 1200, della
pista, alla creazione dei servizi collaterali e alle attrezzature
del paesaggio. Per
quanto concerne la rete della mobilità su gomma, sono previsti
interventi volti alla razionalizzazione della viabilità di ruolo
territoriale con potenziamenti di tracciato, mentre per la viabilità
di ruolo urbano sono previste nuove tratte volte a correlare tra
loro parti urbane e nuclei insediativi.
________ [2] Il parco configurante attrezzatura è stato individuato nella legislazione urbanistica originariamente nel D.M. 2 Aprile 1968, n. 1444, che all’art. 4, comma 5 - in attuazione del disposto di cui al citato art. 7 della L 1150/42 come integrato dall’art. 41 quinquies - nell’ambito delle attrezzature pubbliche di interesse generale da classificare come z.t.o. del tipo F, ha previsto il parco urbano e territoriale, calibrato su standard specifico, non inferiore a mq. 15,00 per abitante. Il “parco urbano” interpreta quindi la legislazione urbanistica, di cui il citato decreto è integrazione. Detta legislazione è stata recepita dalla L.R. 20 Marzo 1982, n. 14. ________
2.3.4.10 La valorizzazione della città della storia.
La
parte storica della città inframuraria, per le sue caratteristiche,
deve essere vista come una porzione di città a sé stante e le
proposte devono riguardare contemporaneamente più aspetti, da
quello strettamente urbanistico-edilizio a quello della viabilità,
dei parcheggi e dei trasporti, da quello relativo alle attività
economiche esercitate a quello dell'accentramento dei servizi e così
via. Per
garantire un recupero e rilancio del centro storico è necessario
studiare soluzioni che consentano da una parte di
“rivitalizzare” la zona, facendone di nuovo un “centro” di
attrazione, e dall'altra di garantirne la concreta “fruibilità”
senza però creare scompensi per quanto attiene la “qualità della
vita”. Il
Centro deve riappropriarsi della qualità insediativa oggi perduta,
pur confermando ed ampliando le funzioni di interesse pubblico in
esso esistenti (uffici comunali, università, scuole, banche,
cinema, teatri, musei etc.). In
particolare questa fruibilità-qualità deve mirare a garantire non
solo i servizi e la facilità di collegamenti, ma anche il minor
grado possibile di inquinamento (di ogni tipo, atmosferico, acustico
ecc.). Per
quanto riguarda quest'ultimo aspetto la miglior soluzione appare
quindi quella di creare vaste zone pedonali e una rete, esterna, di
parcheggi. La
rilettura e il recupero del ruolo del centro storico nella città,
passa attraverso la ridefinizione delle relazioni con l’intorno e
il ridisegno dei bordi, tenendo conto delle nuove ipotesi di
connessione e di percorrenza e delle occasioni fornite dalla
trasformazione della città dopo l’adozione del precedente P.R.G. Il
Centro Storico di Benevento rappresenta, morfologicamente, oltre che
il centro fisico della città, anche al centro delle risorse da
salvaguardare: è il luogo dove la città incontra il fiume, e dove
più sentita è la necessità di individuare percorsi di
riappropriazione dei luoghi della storia. Il
recupero del centro è anche il riavvicinamento della città al
fiume e rivede così i suoi contorni: le recenti scoperte
archeologiche hanno confermato quanto già ipotizzato negli studi
del dopoguerra, e cioè che la città sannitica fu fondata alla
confluenza dei due fiumi, ed è in quella direzione che l’ambito
del precedente P.R.G. si espande incontrando il Parco Archeologico
di Cellarulo. Analogamente a sud ingloba il Parco Verde (dei
Mulini), valorizzando la specificità insediativa del paesaggio
agrario, ed anche i diversi sistemi di regimazione idrica, dalla
tessitura dei campi, dei canali e dalla trama delle stradine
interpoderali. Il
centro storico si propone così come collegamento tra la città
costruita ed i parchi e come cerniera dei tre momenti della città
moderna (rione Libertà, rione Ferrovia, piazza Risorgimento e la
villa Comunale).
2.3.4.11
I siti archeologici.
L’esplorazione,
la protezione e la valorizzazione degli elementi di interesse
archeologico acquista quale obiettivo dell’azione di sviluppo
locale, rende opportuna, nella fase della redazione degli strumenti
urbanistici, la preventiva delimitazione dei siti ritenuti
significanti per l’identità archeologica del territorio comunale.
Tale operazione oltre a possedere un indubbio valore culturale,
consente di ridurre al minimo il contenzioso che sempre si verifica
in occasione dei rinvenimenti accidentali durante l’esecuzione di
opere precedentemente approvate. Il
Piano identifica e perimetra le parti del territorio per le quali,
in rapporto all’accertata e rilevante consistenza archeologica
nonché in rapporto alla permanenza di suoli non edificati, è
prevista la prevalente destinazione a parco archeologico. Le
utilizzazioni compatibili con la destinazione archeologica
dell’area fanno riferimento alle attività integranti la
fruizione, museali, pedagogiche, multimediali di servizio agli
utenti, pararicettive, commerciali. In
tale contesto si colloca la previsione del Parco Archeologico in
località Cellarulo, e le specificazioni progettuali necessarie al
suo allestimento. Queste comportano attività ricognitive, volte ad
acquisire conoscenze anche avvalendosi di metodi di tomografia
elettrica, accompagnati da idonei carotaggi archeologici; e
correlata rappresentazione cartografica, avvalendosi della
rilevazione aereofotogrammetrica restituita su base numerica fatta
predisporre dall’amministrazione comunale. Comportano altresì la
definizione della struttura di impianto del parco e le
specificazioni dei progetti edilizi. Tra questi di rilievo sono le
opere di protezione, simboli da acquisire nel paesaggio
archeologico, restitutivi dell’innovazione tecnologica.
2.3.4.12
Il potenziamento del sistema produttivo.
Il
rapporto sito-attività nella città di Benevento è stato
disciplinato a partire dalla variante del ’91 denominata
“Razionalizzazione delle aree industriali, commerciali”.
Specifica attenzione va posta nel sistema delle aree destinate al
sistema produttivo, correlando, dette aree, alle infrastrutture
idonee a promuovere la mobilità urbana ed alle attrezzature volte a
rafforzare la mobilità regionale e transnazionale, ovvero alle
attrezzature configuranti le “Porte di città”. Nell’articolare
la strategia si evidenzia la necessità prioritaria di potenziare la
rete ferroviaria, statale e regionale, rafforzare le potenzialità
dell’aeroporto di Benevento affinché possa divenire aeroporto di
3° livello. Parallelamente
deve essere potenziato il sistema produttivo attraverso la
previsione delle necessarie attrezzature di verde e parcheggi
nell’ambito delle singole zone destinate alle attività
Produttive. La carenza normativa dell’attuale P.R.G. e le mutate condizioni e sviluppo delle attività Produttive nella città di Benevento in correlazione ai comuni limitrofi, fanno auspicare un incremento di tali attività nel settore turistico-alberghiero. La redigenda variante di socializzazione pone, quindi, l’accento su tali attività con lo scopo di potenziarne la localizzazione.
2.3.5 Il Piano A.S.I. L’agglomerato
del Consorzio per l’area di Sviluppo industriale di Benevento é
situato in località Ponte Valentino. L’agglomerato industriale é
diviso in 5 zone che vanno a scandire le rispettive parti del
progetto. Il
progetto prevede il potenziamento della linea ferroviaria (direzione
BN - FG), e la sistemazione dotata di verde pubblico. Si prevede per
le zone a sud del fiume Calore la localizzazione di verde attrezzato
e destinato ad attività ricreative. Vengono indicati i siti da
destinare alla costruzione di attrezzature collettive, e per servizi
tecnologici. L’attuazione
avviene mediante intervento diretto, comportante l’acquisizione
delle aree attraverso espropriazione, con successiva assegnazione
dei lotti.
2.3.6
Il Programma di Recupero Urbano (P.R.U.)
[3] Seguendo
le direttive emanate con la delibera di G.R. n. 3115/95, il Comune
di Benevento ha predisposto un Programma di Recupero Urbano
interessante le aree del Rione Libertà. Il programma, approvato con
delibera di C.C. n.71/95, si muove in diverse direzioni: recupero
qualitativo e quantitativo delle residenze e dei servizi esistenti
anche attraverso la creazione di collegamenti viari atti ad
integrare il rione con gli altri quartieri della città ed in
particolare con il centro storico, incremento delle attività di
servizio e/o produttive di tipo artigianale, l’utilizzazione di
un’ampia area, in località S. Clementina, a servizio
dell’Università per la localizzazione di un orto botanico e di
laboratori di ricerca.
2.3.7
Il P.R.U.S.S.T
[4] Il
P.R.U.S.S.T., con il Comune di Benevento capofila, denominato
Calidone, ha coinvolto in una prima fase 37 Comuni; a questi,
nell’ultima fase di elaborazione del programma, si sono aggiunti
altri 31 Comuni. Il
P.R.U.S.S.T. Calidone è stato uno dei 48 Programmi approvati, con
DM del 6 aprile 2000 pubblicato su GU n. 34 del 13 giugno 2000,
classificandosi al 3° posto dell’Elenco B. Il
Programma è stato articolato secondo 3 sottoprogrammi, Economia ,
Territorio ed Ambiente, a loro volta articolati in misure,
interventi ed azioni. Predisposto
seguendo la logica dei programmi comunitari è finalizzato alla
spesa dei fondi strutturali. Si
evidenziano le tappe salienti della sua formazione. Come
punto di avvio si può considerare il protocollo d’intesa per il
“recupero socio economico ed ambientale dei centri urbani e
valorizzazione dei corsi d’acqua di Benevento e dei paesi
limitrofi” sottoscritto il 03.07.1998 ai sensi dell'art. 14 della
legge 7 agosto 1990 n. 241, e che ha impegnato i Comuni di
Benevento, Apice, Buonalbergo, Castelpoto, Foglianise, Fragneto
Monforte, Paduli, Pesco Sannita, Pietrelcina, S. Angelo a Cupolo, S.
Giorgio del Sannio, S. Leucio del Sannio, S. Nicola Manfredi e
Torrecuso alla individuazione di una comune politica di promozione e
valorizzazione dei propri territori attraverso azioni coordinate e
finalizzate al recupero dei giacimenti culturali ed ambientali. Gli
obiettivi posti con la sottoscrizione del protocollo sono stati i
seguenti:
Inoltre,
è stato previsto l'impegno alla costituzione di un nucleo operativo
tecnico-amministrativo con l'incarico di predisporre un piano di
azione comune finalizzato alla redazione di un progetto unitario.
Gli obiettivi perseguiti dal progetto unitario sono così
sintetizzabili:
Il
gruppo di lavoro, con sede operativa presso gli Uffici dello
Sportello Unico per le Attività Produttive del Comune di Benevento,
ha elaborato uno studio socio economico del territorio e formulato
una proposta di sviluppo sostenibile sulla scorta di alcuni
documenti e regolamenti. Tale proposta è stata ulteriormente
implementata in occasione del bando pubblico dei programmi di
riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio (D.M.
8 ottobre 1998) con la predisposizione anche di una banca dati, fino
a giungere alla stesura ultima del Programma P.R.U.S.S.T. Calidone
dopo un’intesa attività di concertazione del partnerariato
istituzionale e sociale. Attualmente il CdiP attribuisce una notevole rilevanza allo strumento per la spesa dei fondi strutturali come si evince dal paragrafo 1.3.G.5. .
_______ [3]
I P.R.U. sono
costituiti da un insieme sistematico di opere riguardanti la
realizzazione, la manutenzione e l'ammodernamento delle
urbanizzazioni primarie e delle urbanizzazioni secondarie, l'
edificazione di completamento e di integrazione dei complessi
urbanistici esistenti nonché l'inserimento di elementi di
arredo urbano, la manutenzione ordinaria e straordinaria, il
restauro ed il risanamento conservativo e la ristrutturazione
edilizia degli edifici. Gli interventi predetti si attuano attraverso la riqualificazione edilizia, urbanistica ed ambientale con un insieme coordinato e sistematico di interventi organizzato sulla base di una proposta unitaria. [4] Il Decreto Ministeriale 1169 dell'8/10/1998 ha sancito la promozione di programmi innovativi in ambito urbano denominati “Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio”, da rendere operativi nell'ambito dell'attività sperimentale promossa dal Ministero dei Lavori Pubblici, attraverso l'apporto del sistema delle autonomie locali (Comuni e Province). I Programmi hanno assunto quale obiettivo la riqualificazione edilizia, urbanistica ed ambientale degli insediamenti di edilizia residenziale, commerciale, artigianale, e dei servizi. Gli obiettivi vanno perseguiti attraverso insieme coordinato e sistematico di interventi, organizzati sulla base di una proposta unitaria, caratterizzata da partenariato pubblico privato, comportante investimento di risorse private, non inferiore ad un terzo del costo globale del programma.
2.3.8 Il protocollo di intesa Provincia di Benevento - Comune di
Benevento Nell'ambito
della concertazione istituzionale del Programma P.R.U.S.S.T.
Calidone, per la strategicità degli interventi pubblici
sovracomunali, assume fondamentale importanza il protocollo d'intesa
sottoscritto tra l'Amministrazione Provinciale di Benevento ed il
Comune di Benevento, nella qualità di Ente capofila, in data
04.08.1999. Con tale protocollo gli Enti si sono impegnati ad
avviare un processo di concertazione amministrativa finalizzata alla
riorganizzazione della strategia di pianificazione d'area vasta,
anche in funzione di una migliore utilizzazione e promozione di
programmi diretti al reperimento di risorse da destinare alla
riqualificazione urbana ed ambientale nonché alla realizzazione
delle opere di supporto allo sviluppo sostenibile. E' stata, quindi,
istituita la Cabina di Regia provinciale per garantire le finalità
indicate nel protocollo, cioè di coordinare le scelte di politica
economica territoriale di area vasta. 2.3.9
Il piano commerciale [5] Il
Comune di Benevento ha predisposto lo strumento di intervento (Piano
del Commercio) per l’apparato distributivo - commerciale della
città. Dall’analisi
preventiva della situazione attuale della rete commerciale sono
emersi due aspetti: un profondo processo di modernizzazione del
commercio al dettaglio avvenuto nel corso degli anni ‘80 e nella
prima metà degli anni ’90; il ruolo di polo commerciale di
primaria importanza che svolge il Comune di Benevento nell’ambito
del Sannio. Da
questo è derivata la necessità di orientare la politica
commerciale locale innalzando la qualità dell’offerta dei servizi
commerciali e di perseguire una politica che sia in grado di
rafforzare il ruolo di Benevento nel sistema di offerta commerciale
del bacino territoriale di riferimento. 2.3.10 Il programma triennale delle opere pubbliche Il
programma triennale delle opere pubbliche del Comune di Benevento
prevede una serie di interventi sia sulle opere a rete che puntuali. Per
quanto concerne le opere a rete si prevedono interventi di
realizzazione, completamento e riqualificazione della rete stradale
(Interquartiere Nord-Est, Asse supporto PIP Olivola, Svincolo
contrada Capodimonte, Raccordo via Tiengo via del Pomerio, viabilità
lungo fiume Sabato, Asse collegamento Rione Libertà Imeva). La
riqualificazione della rete stradale viene attuata anche attraverso
la rifunzionalizzazione ed adeguamento di tratti della viabilità
esistente, nonché interventi puntuali su piazze di città (Piazza
Orsini, piazza Duomo, piazza S. Sofia, piazza Ponzio Telesino,
Piazza Castello, piazze S. Donato e S. Filippo). Completa il quadro
di riassetto della viabilità la realizzazione di piste ciclabili. Sono
altresì previsti interventi sulla rete dell’illuminazione
cittadina, sulla rete fognaria ed idrica rurale e all’impianto di
depurazione. Gli
interventi previsti per le opere puntuali sono riconducibili ai tre
livelli:
2.3.11
Gli studi di fattibilità Attraverso
questo strumento il Comune di Benevento, in sintonia con quanto
prescritto dalla normativa nazionale, intende verificare la
fattibilità tecnica, amministrativa ed economica di alcune opere
pubbliche di notevole impatto sull’organizzazione urbana,
valutandone in maniera specifica la ricaduta in termini sociali,
economici e gestionali. Il
ricorso a tale metodologia di indagine e verifica, è reso possibile
grazie al sostegno economico congiunto del Comune di Benevento e dei
fondi a tale scopo specificatamente assegnati dalla L.208/98 così
come ripartiti dalla Delibera CIPE n° 70/98.[6] Lo
Studio di Fattibilità per la razionalizzazione della Mobilità
Urbana è quello di maggiore importanza strategica per
l’organizzazione delle funzioni urbane della città di Benevento.
Si propone, come macro-obiettivo, l’adeguamento delle
infrastrutture e dei sistemi di trasporto pubblico al nuovo
carattere che va assumendo la città, ormai da molti anni sede
universitaria e centro di una nuova vitalità economica di tutto il
Sannio. Si
verificheranno, tra l’altro, le azioni necessarie per il
miglioramento della vivibilità dell’ambiente urbano e della
qualità dell’aria, la possibilità di pedonalizzare il Centro
storico escludendolo dai flussi di traffico urbano privato in
maniera tale da valorizzare le emergenze storico - archeologiche
presenti. In
particolare si valuterà la fattibilità dei seguenti interventi:
La
valutazione sarà svolta contemplando l’ipotesi di riconvertire
reti di trasporto esistenti ma mai completate o obsolete. E’
questo il caso dell’anello metropolitano della città che potrebbe
realizzarsi adeguando vecchi tratti non più usati delle Ferrovie di
Stato. Allo
stesso modo in contrada Olivola già esiste un’aviosuperficie
ricadente in terreno demaniale ed oggi gestita ed utilizzata da una
società privata. E’ stato redatto un progetto di adeguamento ad
aeroporto civile di III livello. Lo studio verificherà la
sostenibilità di questo intervento in funzione anche del probabile
flusso di utenti. Già al momento, data la vicinanza
dell’aeroporto di Napoli - Capodichino, sembra profilarsi una
convenienza a adeguare l’aviosuperficie esistente alle esigenze
della vicina area industriale di Olivola – Roseto. Per
il carattere interdisciplinare ed intersettoriale dello studio, il
Comune è pervenuto alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa
con l’Università degli Studi del Sannio, al fine di formare un
gruppo di lavoro in cui siano presenti le varie competenze
professionali necessarie. Si
è previsto, inoltre, il coinvolgimento degli Enti che forniscono
servizi di trasporto pubblico e del Comune di Pietrelcina;
quest’ultimo in relazione all’ipotesi di istituire un servizio
di trasporto su gomma con la città capoluogo per favorire il
trasferimento dei Pellegrini, presenti nel Sannio per il culto di
Padre Pio, tra le due città.
______ [5]
Previsto dal D.Lgs.
114/1998 e succ. L.R. 07/01/2000 [6]
In provincia di
Benevento sono stati finanziati, tra gli altri, i seguenti studi
di fattibilità:
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